l tappeto “Kilim” nasce nelle tribù di pastori nomadi dell'Anatolia centrale in Turchia, ma è produzione caratteristica anche di Persia, Caucaso, Afghanistan, Asia centrale. Stessa tecnica, ma decori e simbologie profondamente diverse fra loro.
“Kilim” è una parola turca che indica un tappeto a tessitura liscia (senza pelo), realizzato intrecciando fra loro i fili della trama e quelli dell'ordito. Il telaio è quello “a lecci” antichissimo e usato dalle tribù nomadi perchè facile e veloce da smontare e trasportare; infatti è costituito essenzialmente da 2 pali su cui vengono tesi i fili dell'ordito.

Caratteristica del “Kilim” è la tessitura “a fori”;  la lana della trama, raggiunto il margine del disegno, torna indietro sull'ordito: ciò evita la connessione dei colori e alla fine il tappeto risulta traforato.
La tessitura del “Kilim” è arte antichissima che precede e poi si affianca a quella dei tappeti annodati. La sua pratica risalirebbe addirittura al periodo neolitico come dimostrano frammenti ritrovati in vari scavi archeologici.
Sono ovviamente le donne a tessere il tappeto, che ancora oggi entra anche nella

dote matrimoniale delle ragazze nomadi e delle contadine orientali come pezzo di pregio e di valore. Nel “Kilim” la tessitrice tramanda i simboli della propria tradizione familiare e tribale. I simboli sono sempre collegati al mondo femminile, alle sue problematiche, alle sue aspettative, alle sue paure e agli oggetti di uso quotidiano.

Questi i motivi più ricorrenti: